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Dati 2024 sui processi 231 a Milano: reati presupposto, trend e importanza del Modello 231




Il Tribunale di Milano ha recentemente reso pubblici i dati relativi ai procedimenti per responsabilità degli enti ex D.Lgs. 231/2001 definiti nel 2024: 42 in totale, con 8 condanne, 12 assoluzioni, 19 patteggiamenti e 3 casi di incompetenza territoriale. Queste cifre offrono uno spaccato significativo sull’andamento delle contestazioni di responsabilità amministrativa degli enti e sulle tipologie di reato presupposto più ricorrenti.

I numeri indicano che la normativa sulla responsabilità degli enti (D.Lgs. 231/2001) è ormai applicata con regolarità. Il totale di 42 procedimenti nel 2024 può sembrare contenuto, ma è in linea con gli anni precedenti e mostra trend interessanti: il patteggiamento è risultato la modalità di definizione più frequente, probabilmente per mitigare le conseguenze ed evitare un lungo dibattimento pubblico. Le condanne in dibattimento sono state 8, un numero non trascurabile, mentre le assoluzioni sono state 12 dato che suggerisce come in diversi casi l’ente sia riuscito a evitare la responsabilità, grazie a difese efficaci e a modelli organizzativi idonei.

A essere più frequentemente contestati sono i reati in materia di sicurezza sul lavoro, ambiente, fisco e truffa ai danni dello Stato.

Le statistiche 2024 di Milano offrono spunti di riflessione importanti per comprendere l’evoluzione della responsabilità degli enti. In primo luogo, evidenziano che il Decreto 231 non è affatto una norma “dormiente”, ma anzi viene attivato regolarmente in sede giudiziaria. Il fatto che in oltre quaranta casi le società siano state chiamate a rispondere di reato conferma che la magistratura considera la responsabilità amministrativa uno strumento ordinario per colpire, in parallelo alle responsabilità penali delle persone fisiche, gli illeciti d’impresa più gravi. E quando manca un modello organizzativo adeguato, il rischio di sanzione – anche grave – per l’ente è concreto.

Va evidenziato che gli infortuni sul lavoro e i reati ambientali, per la loro natura colposa, richiedono un approccio attento in quanto anche violazioni isolate o occasionali delle norme di sicurezza o ambientali possono far scattare la responsabilità dell’ente, se frutto di scelte tese al risparmio o di carenze organizzative evitabili. La giurisprudenza più recente mostra, infatti, una tendenza a contestare sistematicamente la responsabilità 231 alla società ogniqualvolta si verifichi un incidente sul lavoro grave o uno sversamento/illecito ambientale significativo. In un simile contesto, anche un singolo episodio può esporre l’azienda a gravi conseguenze sanzionatorie.

 

Alla luce di queste tendenze, risulta ancor più evidente l’importanza per le imprese di dotarsi tempestivamente di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo 231. La tempestività è fondamentale perché la legge prevede una causa di esonero dalla responsabilità solo se il modello è stato adottato ed efficacemente attuato prima della commissione del reato.

In conclusione, i dati milanesi 2024 ribadiscono che la responsabilità da reato degli enti è una realtà concreta e in espansione, con ambiti privilegiati (sicurezza, ambiente, fisco, rapporti con la P.A.) su cui le imprese devono concentrare gli sforzi di prevenzione. La predisposizione di un valido Modello 231 e di efficaci protocolli di controllo interno rappresenta oggi, più che mai, una scelta obbligata per mitigare il rischio di incorrere nelle sanzioni e nelle gravi ricadute che un procedimento 231 può comportare.



 
 
 

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